L'IMPREVEDIBILE SURREALTA' E IL MOMENTO DI CAMBIARE
È come se Frued e André Breton,
il poeta e teorico del surrealismo.
Avessero scritto la sceneggiatura di questo 2020
affidando a Dalì e a Mirò
il compito di disegnarne il paesaggio.
Una sorta di rappresentazione alterata del reale,
l’imprevedibile surrealtà,
il nostro peggior sogno,
un sogno che sta minando tutte le nostre sicurezze,
che ha chiuso i nostri cuori,
i nostri cervelli e non solo i negozi.
Sono Max Galli Presidente di vangogh,
un’agenzia creativa di Milano
ritengo di essere una persona solida, sicura, calma
e nonostante io trovi grande forza ed energia
nella mia famiglia e nella meditazione,
in questo momento ho paura.
Paura, come molti di voi,
paura di un futuro incerto la cui trama cambia ogni giorno,
paura che questa sceneggiatura Freudiana si modifichi
e diventi il delirio di Stephen King.
Ma sono anche una persona positiva
e sono convinto che questo triste
e pericoloso momento delle nostre vite,
che sicuramente passerà,
ci debba pure insegnare qualcosa.
Conservo dal 2008 un ideogramma,
ironia della sorte, un simbolo cinese,
che rappresenta la crisi,
che dice che nelle avversità si celano le opportunità.
Oggi è il momento di dimostrarlo.
Ogni azienda, ogni brand, ogni persona,
deve sfruttare questo momento di transizione,
questo stato di apocalissi culturale,
per mutare ed evolversi.
Un personaggio inglese, nei giorni scorsi
ha detto che abbiamo colto
l’occasione del coronavirus per fare una “Siesta”.
Bene, facciamo fruttare questa pausa allora,
ed insegniamo agli inglesi
come possiamo usare questo momento
per entrare in una nuova fase di sviluppo,
in una dimensione collettiva
che ci avvicini sempre di più gli uni agli altri.
Solo oggi, il metro che ci distanzia,
ci svela il valore del contatto fisico,
della reciprocità
e forse della sua insostituibilità,
mi manca non poter abbracciare i miei genitori,
non incontrare gli amici, i colleghi.
Ho paura persino ad abbracciare mia figlia.
Il virus non ha confini, è apolitico, è multirazziale.
Il virus ci sta facendo capire che siamo tutti un solo paese.
Quanta poesia, quanto amore,
quanta speranza c’era nel primo gesto compiuto
da migliaia di persone in tutta Italia che
alle 18,00 del 13 marzo hanno cantato
e suonato l’inno di Mameli.
Ogni giorno c’è una nuova iniziativa
che ci spinge all’unisono verso
il desiderio di essere orchestra,
di trovare forza nell’insieme.
La crisi ci deve far pensare ai nostri veri scopi nella vita.
Il momento deve spingere ognuno di noi,
ma soprattutto le aziende
a trovare il loro vero scopo sociale.
Certo, ogni azienda nasce per fare profitto,
come è vero che il profitto è l’ossigeno
per ognuna delle nostre aziende,
ma non possiamo più solo accontentarci di respirare.
Chi ha il compito, il ruolo, la forza, di ispirare,
è tenuto a farlo.
Dobbiamo passare dalla diffusione della paura
attraverso i racconti distruttivi
che hanno traumatizzato le persone,
alla diffusione della speranza.
È il momento di cambiare,
è il momento per ogni azienda,
di riflettere sui veri valori che ci differenziano.
Non basta più raccontarli o
celarli dentro sterili documenti di Social Responsability.
È il momento di essere concreti,
di fare azioni reali e sostenibili.
Ben vengano Esselunga, Mediolanum,
Mapei ed altre grandi aziende
che hanno fatto donazioni agli ospedali milanesi
dando l’esempio.
Ben vengano Fedez e la Ferragni
che hanno raccolto e devoluto l’incredibile cifra
di 3 milioni di euro in 24 ore.
È il momento delle comunicazioni positive,
è il momento di prendersi la responsabilità
di dialogare con il cuore verso il cuore delle persone.
Era emerso da una ricerca di qualche anno fa,
che oltre il 60% degli italiani era disposto
a seguire aziende che facevano dell’etica,
dell’attenzione alle persone e all’ambiente,
un atteggiamento concreto e positivo,
anche quando i loro prodotti avevano un prezzo maggiore.
Io seguirò per sempre quelle aziende che,
in un momento di equilibrio instabile,
rappresentano un punto di riferimento valoriale
che funge da ancora a cui aggrapparsi.
Questo è la regola d’oro della vendita,
vendere i propri valori prima di vendere un prodotto.
La speranza è che questo spirito
non solo acceleri la ripartenza,
ma si preservi anche dopo l’emergenza.
Si dice che le difficoltà ci fanno crescere,
che i muri che incontriamo nella nostra vita
si presentano solo per essere abbattuti,
che il mare piatto non fa i veri marinai.
Ecco questo è il momento della burrasca
ed è da qui che possiamo partire
per costruire un mondo migliore,
è questo il nuovo inizio
per costruire una nuova versione di noi stessi.
Prepariamoci oggi,
perché la ripartenza sarà e dovrà essere rapida
Tutto ripartirà in modo esponenziale,
con la consapevolezza che ognuno di noi
dovrà lottare per se’ stesso,
per la propria famiglia e
per la propria azienda.
Siamo stati increduli di fronte alle prime notizie del virus,
poi negazione, sottovalutazione dei rischi,
paura, ma alla fine dobbiamo combattere ed avere speranza,
che tutto questo ci possa servire,
che il corona virus diventi maestro di vita,
dopo averne tolte molte,
che ci renda migliori di come eravamo ieri,
che questa sofferenza ci insegni a gestire la paura,
ad apprezzare la solitudine e ad amare di più chi condivide
con noi questo complicato percorso chiamato vita.
Voglio che quando sarà tutto finito,
perché finirà.
io, nel mio piccolo, sia un uomo migliore,
non solo per me stesso
ma per mia moglie mia figlia,
e per tutte le persone che mi stanno vicino.
Lo auguro a tutti voi.
NAMASTÈ.